Il cantiere Italia prova a rimettersi in moto. Gli ultimi dati Istat rivelano che le costruzioni sono tornate a crescere, mentre comincia a decrescere il calo generale registrato nel lungo periodo. Una lieve inversione di tendenza che potrebbe far sperare per il futuro, che è sempre più ecosostenibile, crea posti di lavoro, e piace agli operatori del settore.
Istat, le costruzioni tornano a crescere ad agosto: +2,1%
Le ultime stime dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) lasciano intravedere sprazzi di sereno nel settore dell’edilizia e delle costruzioni, strozzato dalla crisi dei mutui, dagli aumenti dei tassi di interesse (decisi per contenere il termometro dell’inflazione, quindi l’aumento del costo della vita), e dai costi in salita dei materiali di produzione edilizia.
Dai dati aggiornati Istat si prevede una crescita della produzione nelle costruzioni ad agosto 2023 del 2,1% in più rispetto a luglio.
Ma la proiezione più interessante riguarda il calo generale a lungo termine. È vero che ad agosto la produzione nelle costruzioni è cala dello 0,4% rispetto al trimestre precedente maggio-luglio. È vero anche che è il settimo calo consecutivo dal 2022 a oggi. Tuttavia questa discesa per la prima volta sembra rallentare. Un calo “più contenuto rispetto alle flessioni verificatesi nei mesi precedenti”, fanno sapere dall’Istat. Cosa sta succedendo?
Come va il settore edile in Italia
Mentre il dibattito politico italiano sembra non uscire dal nodo del Superbonus (ha fatto ripartire i cantieri o ha indebitato ulteriormente i bilanci pubblici?), qualche segnale di ripresa sembra filtrare dal mattone, soprattutto nel settore delle costruzioni sostenibili e nelle opere di efficientamento energetico.
Quella delle costruzioni e dell’edilizia è una filiera economica complessa, sulla quale si concentrano molte aspettative per il futuro. Dall’ultima edizione dell’Osservatorio Saie, che si è tenuta in Fiera del Levante a Bari fino al 21 ottobre 2023, è emerso come gli interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico abbiano tenuto in piedi il settore italiano delle costruzioni, risultando una fetta importante del Pil (l’intera produzione nazionale) e incoraggiante per l’occupazione in Italia.
Secondo l’Osservatorio, “il comparto sta vivendo una fase di assestamento, dopo la crescita degli ultimi anni. Il che è tutt’altro che una performance disprezzabile a considerare i venti contrari che soffiano sull’economia”.
Dai dati raccolti, risulta che il 93% delle aziende di settore è alle prese con un portafoglio ordini consistente e c’è addirittura chi ha dovuto rinunciare a lavori per eccesso di richieste.
Il 59% degli intervistati sostiene che gli incentivi e lo sblocco dei cantieri risultano decisivi per la crescita del settore nell’era post Covid. “Questo aspetto – commentano dall’Osservatorio – crea qualche preoccupazione, considerato che il Superbonus va verso l’addio (se non per poche categorie) e sul fronte della burocrazia non si registrano grandi progressi”.
Il 64% delle imprese del settore si dichiara complessivamente soddisfatta per come sta andando il business, con il 48% del campione che può vantare un aumento dei ricavi. Un dato, questo, in linea con le aspettative di crescita del fatturato entro fine anno (51%).
Il 57%, inoltre, è fiduciosa rispetto allo scenario generale, nonostante alcune criticità socioeconomiche particolarmente percepite dal settore come l’aumento del costo del lavoro (65%) e dell’inflazione (57%).
Dove sta andando il Cantiere Italia?
Se le istituzioni politiche sembrano smarrite di fronte all’ansia di dover far quadrare i conti pubblici, gli operatori del settore edile non sono affatto preoccupati all’idea di dover abbracciare la transizione ecologica e l’edilizia sostenibile verso cui ci stiamo muovendo.
Gli operatori intervistati dall’Osservatorio Saie non si dicono preoccupati dalla doppia transizione tecnologica e ambientale. Sul primo fronte, la quasi totalità delle aziende coinvolte nel sondaggio ha previsto negli ultimi mesi misure di potenziamento della sicurezza informatica e della connettività (rispettivamente l’85% e 82%).
Quanto all’impronta ecologica, gli interventi più diffusi sono invece l’utilizzo di dispositivi a basso consumo energetico (78%) e l’installazione di impianti di produzione d’energia derivante da fonti rinnovabili (78%).
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